Una lettrice mi chiede se
il fatto di diventare vegetariana possa comportarle delle carenze o
peggio ancora ingrassare. Il suo pensiero salta subito alla carenza
di ferro, ma mi sento di rassicurare lei e tutti coloro che per
scelta etica, salutistica o filosofica decidono di abbracciare la
scelta vegetariana.
Sempre più studi portano
in realtà ad orientare la propria alimentazione in questo senso.
L'ultima piramide alimentare mette la carne ai vertici con un consumo
di 2-3 porzioni a settimana che si riducono a una se pensiamo alla
carne rossa o agli affettati/insaccati.
La base della nostra
alimentazione dovrebbe essere costituita da vegetali, cereali
integrali, legumi e in misura minore da latticini, uova e pesce.
Il problema se vogliamo è
che quando si decide di diventare vegetariani si fa fatica a
sostituire i classici “secondi piatti” e si finisce per fare
scorpacciate di formaggi o per aumentare il consumo di carboidrati
con l'inevitabile conseguenza di prendere peso e magari ritrovarsi
con il colesterolo alto.
Occorre ricordare che
nella dieta vegetariana la fonte proteica di eccellenza sono i legumi
che abbinati ai cereali integrali e alla verdura forniscono piatti
equilibrati e completi.
I latticini, intesi come
formaggi, insieme alle uova vanno comunque moderati nella quantità e
nella frequenza.
Come per la dieta
onnivora, l'importante è la varietà: scegliere ogni giorno fonti
diverse di carboidrati optando per quelle integrali più ricche di
sali minerali e vitamine, consumare verdure di stagione possibilmente
biologiche o a km0, utilizzare frutta secca, semi oleaginosi e
riscoprire legumi di tutti i tipi rendono l'alimentazione vegetariana
perfettamente sostenibile.
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