lunedì 28 aprile 2008

Il caffè fa male?

In generale no, basta farne un uso moderato! Fino a tre caffè al giorno si rientra nella dose ottimale per ricavare solo i benefici di questa bevanda spesse volte demonizzata. Il caffè deriva dai semi spellati e tostati della coffea arabica, pianta appartenente alle Rubiaceae originaria dell'Etiopia e dell'Arabia Saudita. I semi, prima di essere tostati possono subire il processo di decaffeinizzazione che li priva quasi completamente della caffeina. Le proprietà del caffè risiedono proprio in questo alcaloide che  a dosi moderate ha proprietà cardiotoniche, migliora la resistenza a sonno e fatica, migliora l'umore, la trasmissione del segnale nervoso e la ventilazione polmonare  ha blande proprietà diuretiche e digestive. In dosi elevate (per esempio 6 caffè al giorno)  può invece causare cefalee, ipertensione, bruciori di stomaco, esofagite, insonnia, eccitabilità e ridurre gli assorbimenti di calcio e ferro; occorre quindi fare attenzione soprattutto nelle donne in età fertile e in postmenopausa. La dose di sicurezza è rappresentata da 300 mg di caffeina che sono contenuti nelle tre tazzine  di espresso, ma anche in 6 tazze di tè o in 8 tazze di cioccolata calda o in 4 etti di cioccolato fondente extra o ancora in una decina di lattine di bevande alla cola pertanto occorre tener conto di tutto ciò che si consuma nell'arco della giornata soprattutto quando si parla di bambini dove la dose massima di caffeina accettabile è di soli di soli 100 mg. La cessione della caffeina dipende dalla durata del contatto tra il caffè e l'acqua per questo tra un espresso preso al bar e il caffè fatto con la moka a casa vince l'espresso dove il contatto dura meno di 30 secondi contro i 3-4 minuti della caffettiera.

Dal punto di vista calorico, un caffè con un cucchiaino di zucchero, fornisce circa 45 kcal per cui è un piacere che ci si può concedere con buona pace della coscienza senza ricorrere ad edulcoranti artificiali. Può essere concesso anche in gravidanza, ma in questo caso le 2-3 tazzine sono tassative.

E' meglio però non prenderlo a stomaco vuoto perchè a lungo andare può dare ipersecrezione gastrica. 


martedì 15 aprile 2008

E' possibile curare l'influenza con l'alimentazione?

Una corretta alimentazione può fare molto per aumentare le nostre difese nei confronti di malattie stagionali come raffreddore e influenza. Possiamo sconfiggere l’infezione in corso e  rimetterci in piedi più in fretta quando siamo malati sfruttando l'effetto “terapeutico” di micro e macronutrienti tra i quali spiccano gli antiossidanti che permettono all’organismo di controbattere più efficacemente l’aggressione di virus e batteri, neutralizzando l’eccesso di radicali liberi che vengono prodotti ogni giorno in ognuna delle nostre cellule durante i processi metabolici. Gli alimenti che ne sono più ricchi sono frutta e verdura che dovrebbero essere consumati 5 volte al giorno anche se spesso per mancanza di tempo e voglia si riducono a 3. Altro potente antiossidante che non dovrebbe mai mancare sulle nostre tavole è il licopene, contenuto nei pomodori maturi e reso disponibile all’organismo soprattutto con la cottura ( nella salsa e nella passata di pomodoro). Fondamentale nella prevenzione e nella cura delle malattie da raffreddamento è la vitamina A i cui precursori, i carotenoidi, sono contenuti in frutta o verdura giallo-arancio e  in particolare in: carote, zucca, patate, pomodori, spinaci, barbabietole rosse, broccoli, cime di rapa. Tra le altre vitamine che possono esserci d'aiuto troviamo la C (abbondante in agrumi, pomodori, kiwi, ananas, frutti di bosco, broccoli, cavolfiori) e la E contenuta in germe di grano, mandorle, nocciole, patate, olio extravergine di oliva). Infine andrebbe incrementata l'assunzione degli acidi grassi Omega-3, contenuti soprattutto nel pesce azzurro, che oltre ad avere un effetto benefico sulla salute cardiovascolare, sulle funzioni cerebrali e su quelle visive, sembrano favorire un miglior funzionamento del sistema immunitario. Se durante la malattia si sono assunti antibiotici, bisogna tener presente che hanno agito anche sulla flora intestinale, la cui integrità è fondamentale per le funzioni digestive, per la sintesi di vitamine e di altre sostanze utili e per impedire lo sviluppo di germi patogeni nel colon. Diventa perciò auspicabile assumere quotidianamente per una o due settimane, alimenti ricchi di fermenti lattici, preziosi per la flora intestinale come yogurt, kefir, probiotici addizionati di vari fermenti, che resistono meglio al pH gastrico arrivando numerosi all'intestino. 


giovedì 3 aprile 2008

Si parla molto degli effetti nocivi della carne:è vero che quella rossa fa male?

Domanda quanto mai attuale per rispondere alla quale credo sia necessaria una breve introduzione sulle caratteristiche di questo alimento, che al di là dei gusti personali, è diventato un caposaldo della nostra alimentazione.  Con il termine "carne" si intende il tessuto muscolare, connettivo ed adiposo ad esso annesso degli animali da macello, da cortile e della selvaggina. Nelle "carni rosse" vengono annoverate quelle da macello (bovina, equina, ma anche la caprina, ovina, bufalina e suina), nelle "carni bianche" vengono invece comprese quelle degli animali da cortile (pollo, gallina, tacchino, faraona, oca, anatra, piccione) e infine in quelle "nere", la selvaggina (cinghiale, cervo, capriolo, fagiano, pernice, quaglia, anatra selvatica). La carne è costituita  essenzialmente da acqua (per il 70-76%), proteine (circa il 20%), lipidi (percentuale variabile a seconda dell'animale, del taglio e dell' età, ma con una media del 3%), colesterolo (tra i 60 e i 70 mg/100g) e zuccheri in tracce. Carne rossa e bianca hanno gli stessi pregi: il tipo di proteine che la compongono è di alto valore biologico, ossia comprende quegli amminoacidi definiti essenziali, che il nostro organismo non è in grado di sintetizzare; il ferro che è contenuto legato alla mioglobina(responsabile del colore rosso della carne) è altamente assimilabile dal nostro organismo e le quantità sono comparabili nei diversi tipi di carni ad eccezione della carne di bufala che ne contiene circa una volta e mezzo in più e di cavallo che ne contiene circa il doppio. La carne contiene inoltre un'ottima percentuale di vitamine del gruppo B, in particolare la B12 e la B6 , la B1 nella carne di maiale e la PP nella carne di pollo, vitamina D e un buon rapporto sodio/potassio. E' dunque un ottimo alimento che, nel nostro organismo, grazie alle proteine di cui è composto, svolge numerose funzioni: promuove la sintesi, la riparazione e l’accrescimento dei tessuti, controlla processi biochimici attraverso enzimi e ormoni, è coinvolto nel trasporto dei nutrienti nel circolo sanguigno e in funzioni energetiche e di difesa. Nonostante queste ottime caratteristiche, negli ultimi tempi, sono stati pubblicati diversi studi sulle conseguenze dell'assunzione eccessiva di carne che è presente sulle nostre tavole anche due volte al giorno con un consumo medio stimato che supera del 61% i valori consigliati dall'INRAN( Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione). L'attenzione  è stata rivolta al tipo di grassi che compongono la carne, non tanto a quelli visibili, che possono essere tranquillamente eliminati, ma a quelli intrinseci, ossia invisibili all'occhio, che, in particolare nella carne rossa, sono maggiormente di tipo saturo, responsabili, in parte, dell'aumento del colesterolo e di conseguenza di tutte quelle patologie cardiovascolari che sono ormai il male del nostro tempo. E' da precisare che gli stessi grassi si trovano anche nei formaggi, nei condimenti di origine animale (strutto e burro) e in molti prodotti da forno. Questi grassi non andrebbero comunque eliminati, come tutti gli alimenti andrebbero assunti nelle giuste dosi e dovrebbero essere circa il 10% della quota che ingeriamo quotidianamente. Altro fronte delle ricerche è stata la scoperta di una correlazione tra il tumore al colon-retto e il tipo di alimentazione. In particolare si è visto che la carne rossa ne è un fattore di rischio, rischio che aumenta in base alle quantità assunte e in modo inversamente proporzionale al consumo di pesce; in altri termini chi porta in tavola molta carne rossa e poco pesce ha un rischio maggiore del 63 % di sviluppare questo tipo di tumore rispetto a chi ha abitudini opposte. Un altro elemento che favorisce l’insorgenza del tumore è la scarsa attenzione per le fibre contenute nei cereali, nei legumi e in generale negli alimenti non raffinati. Senza demonizzare la carne o farsi prendere da paure eccessive, come orientarsi? Avere ancora una volta un'alimentazione varia: le linee guida dell'INRAN consigliano l'assunzione  quotidiana di due porzioni di proteine che devono però essere alternate tra carne, pesce, uova, legumi e formaggi e questo dovrebbe darci un'indicazione importante su quante bistecche ci è consentito mangiare senza nuocere alla nostra salute.